Alluvione, Boranga: "Città devastata e paura per mia madre. La squadra aiutò i soccorritori e vinse a Foggia per orgoglio di Firenze"

04.11.2015 18:28 di Luciana Magistrato Twitter:    vedi letture
Alluvione, Boranga: "Città devastata e paura per mia madre. La squadra aiutò i soccorritori e vinse a Foggia per orgoglio di Firenze"

Un anno solo a Firenze, ma ricordi indelebili in maglia viola e non solo perché è stata con quella maglia che Lamberto Boranga ha fatto il suo debutto in serie A. Ma anche e soprattutto perché ha vissuto a Firenze nel 1966, l'anno dell'alluvione. E i ricordi sono ancora forti: "Mi ricordo che mi svegliai verso le otto per il freddo perché i termosifoni si erano bloccati e con una sensazione strana. Così, con Ugo Ferrante con cui ero in camera, scendemmo in strada e ci dissero che la notte era uscito l'Arno -racconta Bongo- Noi non ce ne eravamo accorti perché abitavamo verso lo stadio in una zona più alta ma si respirava un'atmosfera strana e di preoccupazione. Superammo Ponte al Pino e iniziammo a vedere i danni, la mia macchina addirittura non era più dove l'avevo parcheggiata la sera prima". Le scene che Boranga e gli altri si trovarono davanti agli occhi erano apocalittiche, soprattutto verso il centro "Ricordo una città devastata, il centro completamente diverso e negozi rovinati con tanti danni quando Firenze era nel pieno del vigore dell'economia e della moda. La piena aveva lasciato spazio a fango e c'erano tante persone a lavorare con pale e secchi per cercare di rimettere le cose a posto. Ma quel giorno sentivo parlare di un morto o due e mi prese paura perché mia madre abitava da mio zio dall'altra parte della città, al primo piano di una casa, e per un giorno fu impossibile andare a vedere se stessero bene perché non c'erano i telefoni. Il giorno dopo mi accompagnarono fino in centro Brugnera, Merlo e Chiarugi e poi andammo da mia madre. Lei e la famiglia di mio zio si erano salvati salendo ai piani più alti, fino al tetto, addirittura avevano gonfiato un canotto. Mia madre ha subito un dramma psichico, avendo vissuto in prima persona quella tragedia". Che ricordo ha degli angeli del fango? "Tutti si sono rimboccati le maniche e anche noi giocatori, nel nostro piccolo, lo siamo stati. Lo stadio fu utilizzato come luogo di smistamento per attrezzature, coperte, cibo e altri beni e tutta la squadra, dai più famosi al più giovane come potevo essere io, fece catene umane per portare queste cose da un camion all'altro che poi li consegnava a chi ne aveva bisogno. Non ci sentivamo né venivamo percepiti come calciatori in quel momento ma persone che si davano da fare in una situazione drammatica. Ricordo che la domenica dopo non si giocò, mentre quella successiva andammo a Foggia dove vincemmo 7-1. Io non giocavo perché in porta c'era Albertosi ma ricordo che la squadra reagì al dramma vissuto dalla città con l'orgoglio tipico dei fiorentini. Quella vittoria insomma fu per la gente colpita, frutto della voglia di rialzarsi e ripartire con Firenze". Boranga debuttò successivamente, per l'infortunio di Albertosi durante una partita, e giocò sei gare di A ed una di Coppa Uefa, per poi essere mandato in prestito in B. La Fiorentina invece conquistò lo scudetto. Pensa che sia possibile che i viola ne vincano un altro ora? "Questa Fiorentina la vedo simile alla mia in effetti ed anche se non dovesse riuscirci ora, credo che possa arrivare tra le prime tre. La Roma mi sembra comunque la più accreditata. Ma credo che ci siano i presupposti per uno scudetto in questi anni o comunque per campionati di vertice, per l'organizzazione societaria, l'allenatore e la qualità dei giocatori, se saprà anche approfittare delle debolezze di altre squadre". Boranga è un estimatore di Montella, ma crede molto in Sousa: "Montella era un giovane che aveva portato aria nuova ed ottime idee in A, anche se mi sembra non avesse legato così tanto con la società. Sousa ha esperienza anche internazionale, fa giocare bene la squadra, sa mettere i giocatori al posto giusto è soprattutto trasmette l'energia mentale giusta". Da ex portiere, cosa pensa dei tre portieri viola? "Tatarusanu e Sepe sono sullo stesso livello credo, anche se la maturità di un portiere si vede solo intorno ai 27-28 anni e quindi Sepe ha margini di crescita ed io sono per far giocare gli italiani. Il debutto di Lezzerini giusto, ne ho sentito parlare molto bene anche qui a Perugia dove era anche seguito, ma un giovane deve giocare per poter arrivare all'età che ho detto prima con esperienza e continuità e non può certo trovare troppo spazio in una big. Donnarumma è un'eccezione perché sta avendo continuità grazie alla fiducia della società che punta su di lui ma non credo che il Milan possa vincere lo scudetto con lui in porta". Il portiere più forte in Italia è ancora Buffon? "Senza dubbio, lo sta dimostrando, non c'è neanche all'orizzonte uno della sua esperienza, tecnica e bravura. Degli altri portieri però mi piace molto Sportiello che unisce una preparazione tecnica a quella mentale perché se non hai la testa non vai da nessuna parte".